Etichetta alimentare, tavolo Mise-Mipaaf per indicazione stabilimento
Con l’entrata in vigore del Regolamento europeo 1169/2011 è venuto meno l’obbligo di indicare il sito di produzione di un prodotto alimentare: ora, l’informazione diviene volontaria. Si tratta di un clamoroso passo indietro per la tutela del made in Italy e in quanto tale ha sollevato un coro unanime di critiche innanzitutto da parte di varie industrie di marca: Asdomar, Sterilgarda, Caffè Vergnano, Pedon, Granarolo, Amica Chips. E diverse grandi catene commerciali: Unes, Conad, Coop, Selex, Simply e Coralis. L’Italia avrebbe potuto chiedere una deroga a Bruxelles nel triennio di preparazione, ma i vari Governi succedutisi hanno ritenuto di non farlo. Ora si muovono i ministri Guidi e Martina.
Un tavolo di lavoro per un “meditato approfondimento” che porti ad una “equilibrata e unitaria posizione del Governo italiano da esprimere anche a livello europeo” in materia di etichettatura dei prodotti alimentari, tenendo conto di tutti gli interessi coinvolti. E’ la proposta che il Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ha fatto al Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina in risposta ad una sua lettera nella quale si chiedeva che sull’etichetta dei prodotti alimentari venisse mantenuto l’obbligo di indicare la sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento.
Un tavolo di lavoro per un “meditato approfondimento” che porti ad una “equilibrata e unitaria posizione del Governo italiano da esprimere anche a livello europeo” in materia di etichettatura dei prodotti alimentari, tenendo conto di tutti gli interessi coinvolti. E’ la proposta che il Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ha fatto al Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina in risposta ad una sua lettera nella quale si chiedeva che sull’etichetta dei prodotti alimentari venisse mantenuto l’obbligo di indicare la sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento.
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